Figura e paesaggio sospesi nel tempo. (Dal 1600 ai giorni nostri)

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Descrizione

Dal 21 al 29 settembre 2019

“Figura e paesaggio sospesi nel tempo. (Dal 1600 ai giorni nostri)”.
Villa Fabris, via Trieste, 43 – Thiene

Inaugurazione Sabato 21 settembre ore 18.30

COMUNICATO STAMPA

Orario:
dal Lunedì al Venerdì dalle 18.00 alle 20.00
Sab. e Dom. dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 20.00

Ingresso libero.

La mostra Figura e paesaggio sospesi nel tempo, accosta opere del passato, dal 600 all’800, con contemporanee: il visitatore è invitato a comprendere il senso del tempo, il suo scorrere e il modificarsi del sentimento umano che varia inevitabilmente non solo “nel” ma grazie “al” tempo. Siamo contemporanei perché frutto del nostro presente ma la nostra sensibilità dell’oggi porta in sé anche ciò che l’uomo ha vissuto nelle epoche precedenti.
Se il segno figurativo oggi è profondamente mutato rispetto a secoli fa, tuttavia in esso è presente anche il debito con il passato; non è facile rendersene conto perché ciò che balza agli occhi sono le evidenti, a volte stridenti differenze: le opere del 600/800 esposte rivelano la tendenza a cercare di ritrarre il più possibile ciò che l’occhio vede, una rappresentazione che cerca di uniformarsi ad una struttura preordinata, il dato naturale colto dalla vista.
Le opere contemporanee tendono invece proprio alla destrutturazione, per cercare di cogliere un qualcosa, magari sfuggente, che sta ben al di là della percezione offerta dal visivo naturale. In una galleria di arte contemporanea le opere esposte generalmente non sono “quadri” in senso convenzionale; in esse è quasi totalmente assente la rappresentazione di una realtà riconoscibile come un paesaggio o un ritratto. Si tratta indubbiamente di manifestazioni artistiche che si mostrano con gradi di complessità maggiori, meno immediatamente leggibili. Eppure, al di là di questa immediata differenza, quando osserviamo i capolavori del passato ci accorgiamo che l’artista suggerisce sempre qualcosa che sta oltre il confine della rappresentazione visiva: è questo il debito che noi contemporanei abbiamo con i grandi delle epoche precedenti, i quali avevano compreso che in questo modo l’arte si fa immortale in quanto segno del tempo ma anche perché supera il tempo stesso.
Sono infatti gli artisti a testimoniare desideri, speranze, timori che hanno accompagnato il cammino degli uomini: quindi l’arte è indubbiamente testimonianza storica ma, nella sua ricerca di ciò che è più profondo – i volti dell’umano – supera la stessa dimensione del tempo storico per suggerire, e se possibile a volte afferrare, un attimo del tempo immortale. E’ per questo che noi oggi siamo ancora in grado di apprezzare le opere del passato affiancandole a quelle della contemporaneità.
Lasciamoci, quindi trasportare dall’arte, sia essa del passato che della contemporaneità al fine di capire chi siamo e chi siamo stati.

 

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